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Ti ho cercata in tutti i necrologi - Conferenza stampa con Giancarlo Giannini

27/05/2013 | Interviste |
Ti ho cercata in tutti i necrologi - Conferenza stampa con Giancarlo Giannini

Anteprima romana questa mattina per il noir surreale e a tratti quasi mistico dal titolo Ti ho cercata in tutti i necrologi, gradito ritorno di Giancarlo Giannini alla regia a 26 anni di distanza dalla sua prima volta dietro la macchina da presa con Ternosecco del lontano 1987.
Il grande attore ha scelto una storia strana e misteriosa ambientata in Canada di cui è anche interprete principale nei panni di Nikita, un ex tassista emigrato in Canada dove lavora come autista per una ditta di pompe funebri. Ma un giorno, dopo un funerale, un elegante signore (F. Murray Abraham) lo coinvolge in una partita a poker dove perde una cospicua somma. Per poter estinguere il suo debito gli viene proposto un gioco estremo, una pericolosa caccia all’uomo: 20 minuti lo separano dai creditori che, armati di fucili, avranno quel tempo limitato per stanarlo e ucciderlo. Sopravvissuto, Nikita entra in una dimensione in cui il terrore e la follia si insinuano nella sua vita al punto da non poter fare a meno del desiderio di continuare a essere cacciato. Inoltre l’inaspettato incontro con la bella e giovane Helene lo coinvolgerà in pericoloso gioco di scelte in una sfida estrema con la morte.

Allegro, entusiasta, innamorato del suo lavoro e del cinema, Giancarlo Giannini ha fatto da vero mattatore alla conferenza stampa (che a tratti ha assunto l’aspetto di una vera lezione di cinema) seguita alla proiezione in cui era accompagnato dalla bella Silvia De Santis, protagonista femminile del film conosciuta dal regista-attore sul set di Vuoti a perdere (1998) di Massimo Costa.
Con Ti ho cercata in tutti i necrologi il grande attore sembra aver voluto usare il cinema per lanciare la sua sfida alla paura della morte e per fare una riflessione profonda sul senso della vita.
Il film, di cui Giannini è anche produttore, uscirà nelle sale italiane in 50 copie a partire da giovedì 30 maggio distribuito da Bolero Film.

Prima domanda d’obbligo per Giannini. Come è nata l’idea di questo film?
Giancarlo Giannini: “La storia nasce da un aneddoto sentito su una pratica segreta diffusa in Africa che vede alcuni uomini ricchi bianchi cacciare nelle foreste i neri disperati che si facevano usare come prede in una caccia all’ultimo sangue immolandosi per non morire di fame. Ne scrissi poi un racconto qualche anno fa e ora l’ho ritirato fuori quando mi è venuta voglia di rimettermi in gioco e di divertirmi a fare tutto ciò che il cinema mi ha suggerito nella mia carriera. L’ho considerato un gioco ma un gioco molto serio ed è forse per questo che ne è uscito qualcosa di molto anticonvenzionale”.

Da dove viene questa voglia di uscire fuori dai canoni di un cinema italiano più classico?
Giancarlo Giannini: "Avevo voglia di dar vita a qualcosa che non seguisse le regole perché forse avendole seguite per tanto tempo ora sentivo il bisogno di essere libero. Personalmente vedo il cinema come un divertimento e per una volta mi sono cimentato in qualcosa di inclassificabile, non lineare, assolutamente visionario”. 

Silvia De Santis ha parlato della sua esperienza al fianco di Giancarlo Giannini:
“Sono stata fortunata di trovarmi al posto giusto al momento giusto. Avevo già lavorato con Giancarlo e avevo due requisiti  necessari, recitare in presa diretta in inglese e suonare il pianoforte.  Fin dalla prima lettura il copione mi ha molto colpito e poi ho capito che sarebbe stata una grande responsabilità recitare accanto ad attori come Giannini e F. Murray Abraham”.

Una domanda per Giancarlo Giannini. Il rapporto di ambiguità tra il personaggio di Silvia e il protagonista Nikita diventa quasi una metafora del rapporto preda-predatore. Che consigli ha dato a Silvia? Avete girato in sequenza?
Giancarlo Giannini: “No, è difficile girare in sequenza ma non è così importante, è bene costruire un film un pezzo qua e un pezzo là. Io ho la fortuna di insegnare recitazione al Centro Sperimentale di Cinematografia. Devo dire che nel film ho impostato una recitazione che amo definire asincrona. Nel film non è la battuta ad essere efficace ma è il sottotesto della battuta a colpire lo spettatore. Ci sono nel film diversi tentativi di asincronismo, nella sceneggiatura e nella colonna sonora, ci sono delle scene di caccia nelle quali non c’è quasi mai l’accoppiamento musicale che ti aspetti durante l’azione. Nel personaggio di Silvia c’erano molte difficoltà ma lei ha seguito sempre le mie indicazioni, avevo già lavorato con lei nel film Vuoti a perdere. Mi piaceva che il suo personaggio avesse questo mondo strano, misterioso, Helene vive da sola, è una specie di Dottor Jekyll e Mr Hyde al femminile, vuole conoscere e sedurre la sua preda e questa preda le fa capire che il “fine” va oltre la loro vita. Sia lei che il personaggio di Braque interpretato da F. Murray Abraham vengono incuriositi da Nikita e lei da demone diventa angelo”.
Silvia De Santis ha aggiunto: “Ci sono state prove e si è parlato molto del personaggio. Sicuramente un attore si trova in una posizione privilegiata quando si viene diretti da un altro attore e poi la complessità di un personaggio dalle mille facce ti dà modo di impostare la recitazione in modo imprevedibile”.

C’è una battuta finale nel film in cui il personaggio di F. Murray Abraham dice che questo gioco non vale se uno vuole suicidarsi. Perché hai pensato di collocarla proprio alla fine e non prima?
Giancarlo Giannini: “La battuta è lì e deve essere proprio lì. La vitalità, la vita stupisce anche il male. Invece di “Duello al sole” potrei dire che si tratta di un “duello nella notte”. Io amo molto il cinema del passato, ho cercato di non fare una cosa esagerata con questo film, ho voluto sfruttare anche la bellezza della natura, aggiungendovi dei particolari tagli di luce. Ho lavorato con tanti registi bravi e ho cercato di carpire molto da loro. E’ una storia che ho cercato di fare con grande amore e dedizione”.

Come mai un titolo così particolare? Come nasce?
Giancarlo Giannini: “Nikita vive a contatto con la morte. Quando incontra una donna misteriosa e sfuggente che non riesce a rivedere per un po’ di giorni gli viene naturale dire “Ti ho cercata in tutti i necrologi”. Nikita è uno molto pulito, molto semplice. Io mi diverto, questo film potrebbe essere una favola, Braque e Helene potrebbero essere due fantasmi. D’altronde il cinema sta cercando di cambiare, anche in senso visionario, si cercano nuovi tagli di sceneggiatura, e non sempre è necessario spiegare troppo. Il mio è un modo diverso di vedere la storia”.

Il tema portante del film è il dualismo preda-predatore. Lei ha scelto di raccontare questa storia e di spezzare il tema con momenti grotteschi, cupi, surreali. Si tratta di una scelta estetica o aveva l’idea di fornire una chiave di lettura, un messaggio allo spettatore?
Giancarlo Giannini: “Questo film nasce disegnando inquadratura per inquadratura, facendo lo storyboard. Disegnando ti fermi sul film, la scena ti viene addosso, è un modo diverso di lavorare. Io ho voluto creare una forma discontinua di racconto, è un gioco, i personaggi sono belli perché sono inventati, io voglio divertirmi, recitare in inglese si dice “to play”, in francese “jouer”. Fingi in scena, allora tanto vale fingere sempre. Tu sei un plagiatore, un mago, devi usare tutti i trucchi”.   

E’ un film che incuriosisce, pieno di sottotesti, narrativi ma anche figurativi. Il canovaccio narrativo sembra partire un po’ da”Il giocatore” di Dostoevskij, il personaggio di Braque richiama la pittura e tra le tante citazioni visive si nota un quadro di William Blake nella casa di Helene. Fatte da un autore italiano queste cose meravigliano.
Giancarlo Giannini: “Non è un’idea mia quella del quadro di William Blake, è un’idea di Silvia De Santis che all’epoca delle riprese stava preparando una tesi su Blake. E’ un’immagine inquietante e mi piaceva ricreargli un’immagine che stava vivendo, mi sembrava divertente. Per il resto è un film che racchiude la libertà e il piacere di fare cinema, è un film molto aperto, magari è sbagliato ma la cosa importante è privarci. Io lo dico sempre ai miei allievi, andare contro le convenzioni, azzardare, se è un errore passi, tutti sbagliamo, ma se non è un errore è una proposta. Noi italiani abbiamo più gioco, più fantasia, più cultura, più storia, gli americani hanno solo 200 anni di storia”

Silvia De Santis è intervenuta per parlare della sua passione per il pittore William Blake:

“Al tempo delle riprese mi stavo occupando delle illustrazioni che Blake ha fatto per la “Divina Commedia”, il mio personaggio è un personaggio difficile perché non ha appigli con la psicologia quotidiana di una donna. Helene doveva avere oggetti simbolici nella sua casa, ad esempio quell’acquario forse per lei rappresenta un mondo pulito e silenzioso. Il bello è dare delle immagini ad Helene per costruire il suo personaggio”.

Sempre a proposito di citazioni, il film sembra avere diverse citazioni cinematografiche e dal punto di vista poetico-letterario sembra uscito da una poesia di Dylan Thomas. Quali citazioni sono davvero volute?
Giancarlo Giannini: “E’ tutto casuale, anche la partita a carte iniziale cita diversi film, ce ne sono stati tanti con una partita a carte, ci sono pochi riferimenti ai film, oppure mi arrivano per ricordi e allora accade che li riproduco. L’unica citazione cercata ed evidente è M – Il Mostro di Düsseldorf di Fritz Lang, mi piaceva citare in funzione del racconto. Si, c’è il cinema che mi è piaciuto ma è involontario, non è pensato”.

Ma ha registi di riferimento?
Giancarlo Giannini: “Di registi ce ne sono tanti, amo geni indiscussi come Kurosawa e Kubrick ma soprattutto il Fellini di 8 e ½ dove si racconta l’impotenza di un uomo di fare un film, che è un po’ come l’impotenza del mio personaggio di Nikita di vivere. Ma per chi vuole fare il regista il film fondamentale è Giungla d’asfalto di John Huston, lì capisci tante cose, tutto quello che c’è da sapere sul cinema, d’altronde si impara sempre dagli altri”.

Per i ruoli dei co-protagonisti aveva pensato subito a Silvia De Santis e F. Murray Abraham?
Giancarlo Giannini: “Per questa storia avevo già in mente gli attori. Lavorare con F. Murray Abraham lo avevo già in mente ed essendo diventato suo amico gli ho proposto questo film, si parla di un grande attore che ha preso l’Oscar (per il ruolo di Salieri in Amadeus di Milos Forman, ndr). Per l’attrice, mi piaceva Silvia e il suo modo straordinario di suonare il pianoforte e poi il film è stato girato in inglese e lei era in grado di recitare in presa diretta in inglese. Mi sembra che sia stata perfetta nel creare un personaggio con una grande ambiguità”.

E’ un film particolare e ricco di suggestioni, cosa si aspetta dal pubblico italiano, dal momento questo è un film poco italiano e più internazionale?
Giancarlo Giannini: “Io ho sempre fatto film particolari, coraggiosi, io vivo la vita nel suo divenire, mi piace una storia e la faccio, se non esiste il “di più” nelle cose, tutto diventa banale. Spero che la mia idea possa comunicare qualcosa, certo, ho fatto un film difficile ma fare cose facili non mi soddisfa. Il cinema del futuro è il videogame, il futuro è nell’interazione con l’immagine. Però noi ancora facciamo cinema fino a quando qualcuno non deciderà di usare le immagini in altro modo”.

Una nota di chiusura sulla distribuzione del film all’estero. Il film verrà presentato il mese prossimo al Festival di Shanghai e ci sono trattative in corso con il Sud America. Alla domanda di una giornalista se il film verrà distribuito in Canada, dove è stato girato, l’attore-regista ha preferito non fare polemiche confessando: “il film nasceva come coproduzione per il 30 % canadese e per il 70% italiana. Ma prima di fare il film il 30% canadese non è mai arrivato e ho dovuto supplire io con i miei soldi”.

Elena Bartoni
 

 


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